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Il “decalogo” del nuovo catering
La nuova frontiera della ristorazione che prende piede in questo terzo millennio è sicuramente il catering. Di seguito, un “decalogo” delle regole seguite (o meglio, che dovrebbero essere seguite) da chi vuole impegnarsi nel modo giusto, da parte di crede che la vision e la mission aziendali siano imprescindibili per consolidarsi come leader del settore.
Si procede seguendo le singole lettere che compongono proprio la parola catering.
“C” come capacità. I fatti dimostrano che il catering non è per tutti; molte aziende del territorio non hanno colto le potenzialità di un settore in piena espansione che risponde a una clientela sempre più esigente.
La capacità risiede nel rispondere presente con soluzioni azzeccate a seconda della singole situazioni.
“A” come attenzione a non tradire le aspettative.
Dimenticate i buffet anonimi in cui la fanno da padrone rosticceria e fritti serviti freddi. Per fortuna.
“T” come tempistiche.
È bene essere celeri nell’offrire la soluzione ideale. I clienti hanno sempre meno pazienza e l’incertezza iniziale può pregiudicare l’incarico.
“E” come “Eppure mi sarei aspettato qualcosa in più”.
È questo il pensiero che spesso attanaglia la testa di chi spende soprattutto alla luce di confronti che sono basati esclusivamente su quanto suggerito dall’immaginario comune, ma che hanno comunque ragion d’essere.
Si sa: il cliente ha sempre ragione, quindi è bene impegnarsi affinché questo “eppure” sia totalmente abolito.
“R” come responsabilità.
Non si può sgarrare, non ci si può accontentare. A rischio di rimetterci nell’immediato. Realizzare un catering per una cerimonia vuol dire che una cospicua porzione della riuscita dipende proprio dalla professionalità con cui si affronta l’impegno. Prima, durante e dopo.
“I” come innovazione.
È necessario stare sul pezzo e soprattutto inventarsi i servizi più disparati. Appunto, servizi, ma non solo. Perché il nuovo catering passa attraverso l’esperienza consolidata negli anni, confermata dai privati e dalle aziende; la sicurezza (il Ministero della Salute emana le norme in tutto il paese che richiedono formazione adeguata attraverso corsi di aggiornamento e approfondimento); la qualità (impiattare con eleganza, decorare con grande maestria e selezionare ingredienti di alta qualità è importante, ma il tocco di classe nel fornire delle istruzioni importanti per garantire il miglior risultato possibile è il quid in più; il customer service (la capacità comunicativa e di gestione delle relazioni pubbliche sono aspetti vitali non prescindendo mai da cortesia, gentilezza, disponibilità e dalla prontezza a far fronte a tutte le richieste; la differenziazione (ovvero, pensare a tutti, ma proprio a tutti, proponendo due o più opzioni su misura per la clientela a seconda del calendario)
“N” come “Non aver paura di osare”.
Le possibilità sono infinite, passano attraverso un rapporto diretto con il cliente e la possibilità di confezionare per lui un pacchetto completo che contempla cibo di qualità e il massimo del confort.
“G” come “Gentilmente preferisco Spilù”.
Non è per tessere lodi univoche, ma è se i numeri sono dalla parte del nuovo sviluppo di un’azienda del territorio brindisino che raccoglie consensi da anni, un motivo ci sarà.